Johan Peleman, liMes supplemento al 1/99, 22 maggio 2001
Serbi e albanesi finanziano la guerra con traffici illegali. «Le principali fonti di finanziamento per i guerriglieri dell’Uck sono la tassazione più o meno volontaria delle diaspore albanesi e il traffico di droga e di persone»
Serbi e albanesi finanziano la guerra con traffici illegali. «Le principali fonti di finanziamento per i guerriglieri dell’Uck sono la tassazione più o meno volontaria delle diaspore albanesi e il traffico di droga e di persone». L’Osservatorio geopolitico delle droghe a Parigi sostiene che i soldi arrivano alla resistenza kosovara dai clan di trafficanti di eroina mentre in Serbia la stessa attività è gestita direttamente dallo stato attraverso tre organizzazioni legate ai servizi segreti: il Sid (che fa capo al ministero degli interni), lo Sdb (polizia segreta) e il Kos (controspionaggio). Vecchi capobanda criminali che avevano lasciato la Jugoslavia alla fine degli anni ’80 sono ritornati in Serbia all’inizio degli anni ’90 per lucrare sull’embargo. Molti di loro (tra cui il famoso Arkan, che in Serbia è considerato un eroe di stato) si sono legati alle truppe paramilitari che sotto la copertura del patriottismo si dedicano al saccheggio e alle rapine. «I cartelli della droga degli albanesi del Kosovo sono oggi considerati i più potenti e sicuramente i più violenti in Europa. I loro tentacoli arrivano fino alla costa orientale degli Usa. In Macedonia, le regioni occidentale e settentrionale, dominate dagli albanesi, producono una parte assolutamente sproporzionata del prodotto interno lordo e accumulano enormi quantità di valuta forte. Una gran parte di queste ricchezze deriva dal traffico di narcotraffici e dal connesso traffico d’armi da e per Albania, Bulgaria, e Kosovo».