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 1999  aprile 28 Mercoledì calendario

I serbi non sono così temibili. «Nel 1916, l’intero esercito serbo, rotto dal primo scontro serio contro gli austriaci, scappò fino all’Adriatico, e fu salvato da navi italiane

I serbi non sono così temibili. «Nel 1916, l’intero esercito serbo, rotto dal primo scontro serio contro gli austriaci, scappò fino all’Adriatico, e fu salvato da navi italiane. In questi nove anni di guerra da loro provocata, i serbi si son sempre ritirati di fronte a forze armate determinate. Nel ’91 bastò agli sloveni abbattere due elicotteri e colpire pochi carri armati perché le mamme serbe invocassero il ritiro dell’armata jugoslava. Nel ’94, quando i croati (addestrati e armati dagli Usa) furono in grado di sferrare il primo attacco alla pari contro i serbi, riconquistarono la Krajna con una decina di perdite, perlopiù sulle mine: i serbi fuggirono subito da quel territorio che avevano proclamato ”sacro”. A Sarajevo, dopo tre anni di assedio a una città inerme, bastò qualche cannonata ben mirata della Nato per farli cedere. I tagliagole di donne e bambini, i pezzi da galera che fanno meraviglie a cannoneggiare casali coi polli nell’aia, non sono, e non possono esserlo, buoni soldati davanti a un nemico armato. Dunque, sin da ora, ci siamo lasciati suggestionare dal mito del loro eroismo, peraltro da loro stessi proclamato a ogni piè sospinto. Allo stesso modo, andrà sottoposto a revisione l’altro mito duro a morire: la fatale capacità dei Balcani di accendere conflitti enormi. Agli scolari i serbi insegnano ufficialmente, ascrivendolo a loro merito, che la Serbia fu capace di innescare la Grande Guerra: istruttivo sintomo di una sorta di complesso di Efialte (dal nome del vile che, per passare alla storia, non trovò di meglio che incendiare il faro di Rodi, una delle meraviglie del mondo). Un complesso, sarà bene ricordarlo, di storica inferiorità: incapaci di costruire, ci vantiamo, come nazione, di saper incendiare i Balcani, zona sismica d’Europa».