Massimo Nava, Corriere della Sera 29/04/1999, 29 aprile 1999
Veran Matic, ex direttore di ”Radio B92”, emittente dell’opposizione serba e primo firmatario, insieme a altri 27 intellettuali di una lettera contro il regime di Milosevic
Veran Matic, ex direttore di ”Radio B92”, emittente dell’opposizione serba e primo firmatario, insieme a altri 27 intellettuali di una lettera contro il regime di Milosevic. La vostra lettera è sembrata un segnale all’opinione pubblica internazionale. Il segno che c’è una società civile che si oppone. «Sì, ma c’è anche una compattezza della gente contro i bombardamenti. Ho paura che a trarne vantaggio sia ancora Milosevic. L’intervento Nato sta distruggendo le nostre fatiche di una vita e dimostra una totale ignoranza delle cose in Jugoslavia. Anziché aiutare la democrazia ci hanno mandato le bombe. I media indipendenti sono stati distrutti dal regime, quelli statali bombardati dalla Nato. Alla fine la gente ascolterà solo la radio dei bombardieri e la Voice of America». [...] Resta il fatto che senza l’intervento Nato, l’esercito serbo sarebbe ancora padrone del campo. «Oggi non ha più senso discutere di questo. Può darsi che non ci fossero alternative militari. Andavano cercate prima le alternative politiche. Nel ’92, quando Milan Panic perse le elezioni per poche migliaia di voti, c’erano soltanto 30 osservatori internazionali. In Bosnia ne mandarono a migliaia. In questi anni, a Belgrado, giornali e radio dell’opposizione sono spuntati come funghi, ma nessuno in Occidente ha sorretto la società civile. Dalla disintegrazione della Jugoslavia, la comunità internazionale ha sempre sostenuto le forze centrifughe e radicali: Tudjman in Croazia, Izetbegovic in Bosnia, Milosevic in Serbia, l’Uck in Kosovo. Per questo l’Occidente comincia ad assomigliare a Milosevic: si creano problemi per aver gli alibi per risolverli. Ma così si creano solo disastri, e per noi, come per i kosovari, non c’è speranza».