Roberto Fabiani, LíEspresso 06/05/1999, 6 maggio 1999
Perdite ”di terra”. «All’inizio la Nato aveva calcolato una percentuale dell’otto per cento della forza d’attacco
Perdite ”di terra”. «All’inizio la Nato aveva calcolato una percentuale dell’otto per cento della forza d’attacco. Nelle ultime settimane la stima è stata ritoccata al dodici per cento. L’Apocalisse. E questo per una ragione semplice. Cinque settimane di bombardamenti stanno riportando la Jugoslavia a un’era pre-industriale con la distruzione di fabbriche, raffinerie, strade, ponti, ferrovie, comunicazioni, centri decisionali. Bill Clinton ha detto che sono già stati inflitti danni per 100 miliardi di dollari, mentre a fine aprile è stato annunciato l’inizio della campagna acquedotti, per distruggere la rete di distribuzione dell’acqua (gli jugoslavi cominceranno a bere l’acqua del Danubio e i neonati moriranno a migliaia, falcidiati dalla dissenteria, schema sperimentato e ancora applicato in Iraq). Ma sul fronte strettamente militare l’onnipotente aviazione alleata non ha prede da esibire: qualche aereo abbattuto, una sola batteria missilistica distrutta, qualche carro armato, qualche radar. Niente. L’armata serba è intatta, protetta in caverna com’è da 50 anni, con depositi ben colmi di armi, carburanti, cibo. E pronta a battersi a oltranza su un terreno impervio che ogni combattente serbo conosce a menadito, non appena qualcuno tenterà l’invasione. Questa è la verità dopo cinque settimane di guerra. Il resto è propaganda».