Daniel Goldhagen, Corriere della Sera 05/05/1999, 5 maggio 1999
«Negli anni Trenta e Quaranta Germania e Giappone muovevano brutali guerre imperiali, conquistando nazione dopo nazione, cacciando popolazioni dalle loro case, e perpetrando genocidi
«Negli anni Trenta e Quaranta Germania e Giappone muovevano brutali guerre imperiali, conquistando nazione dopo nazione, cacciando popolazioni dalle loro case, e perpetrando genocidi. Negli anni Novanta, la Serbia muove una brutale guerra imperiale, con l’intenzione di conquistare un territorio dopo l’altro, cacciando popolazioni non grate, e perpetrando genocidi. [...] In tutti e tre i casi, sia l’imperialismo, sia il brutale trattamento delle vittime sono stati avallati dalla stragrande maggioranza del popolo. In tutti e tre i casi, la maggioranza delle persone la cui nazione commetteva questi crimini atroci credeva di essere la vera vittima e pensava che il tentativo, come i bombardamenti, di fermare l’imperialismo e i genocidi fosse il vero crimine. Le operazioni della Serbia sono diverse da quelle della Germania nazista soltanto per dimensione. [...] Alla fine del 1945 [...] Germania e Giappone furono obbligati dai vincitori ad adottare istituzioni democratiche e a riorganizzarsi, a liberare le loro sfere pubbliche dalle convinzioni nazionaliste, militariste e disumanizzanti. [...] Come per la Germania e il Giappone, la sconfitta, l’occupazione, la riorganizzazione delle istituzioni politiche e delle mentalità predominanti nella Serbia sono moralmente e, a lungo andare, fattivamente, necessarie. Con una Serbia occupata dagli alleati la regione potrebbe ritrovare la pace. [...] L’occupazione è il requisito indispensabile per una trasformazione democratica in Serbia e, più ampiamente, nell’ex Jugoslavia. [...] La maggior parte del popolo serbo, sostenendo o perdonando le politiche di eliminazione di Milosevic, si è resa sia legalmente sia moralmente incompetente a condurre i propri affari interni. Il loro Paese deve avere essenzialmente un’amministrazione controllata. [...] Il popolo serbo dovrebbe riprendere la piena sovranità soltanto quando potrà dimostrare di essere una vera democrazia».