Ennio Caretto, Corriere della Sera 10/05/1999, 10 maggio 1999
Per Clinton il problema cinese è una ragione in più per porre fine in fretta alla guerra del Kosovo
Per Clinton il problema cinese è una ragione in più per porre fine in fretta alla guerra del Kosovo. «Lo scoppio di antiamericanismo che scuote il colosso comunista è l’effetto più imprevedibile della guerra del Kosovo. Ed è uno dei più preoccupanti per la superpotenza che rivendica un ruolo cruciale nel Pacifico oltre che nell’Atlantico [...] Il raid sull’ambasciata di Pechino a Belgrado [...] suscita una serie di interrogativi sulla collaborazione tra i due Paesi per la stabilità delle Coree, la non proliferazione atomica e la lotta al terrorismo; e ancora getta ombre sulle trattative per la riduzione dell’enorme disavanzo commerciale Usa, oltre 60 miliardi di dollari l’anno, e per l’ingresso della Cina nella Organizzazione mondiale del commercio. Non solo. Negli Stati Uniti si riaprono le polemiche sullo spionaggio nei laboratori nucleari americani e sui finanziamenti elettorali cinesi ai democratici [...]. Il presidente sa che se non pacificherà i Balcani e non ritroverà un buon rapporto con Russia e Cina verrà condannato dalla Storia: lascerebbe in eredità al successore non un nuovo ordine ma un nuovo disordine mondiale e, senza l’integrazione di Mosca e di Pechino nell’economia globale, esporrebbe l’Europa e l’Asia ad altre crisi finanziarie».