Carlo Rossella, La Stampa 10/05/1999, 10 maggio 1999
È iniziata, come sostengono alcuni, una guerra fredda tra la grande potenza asiatica e la superpotenza americana? James Mann, sinologo, editorialista del Los Angeles Times, autore del saggio About Faces, a History of America’s Curious Relationship with Chine, from Nixon to Clinton: «Non si tratta di una guerra fredda in senso classico
È iniziata, come sostengono alcuni, una guerra fredda tra la grande potenza asiatica e la superpotenza americana? James Mann, sinologo, editorialista del Los Angeles Times, autore del saggio About Faces, a History of America’s Curious Relationship with Chine, from Nixon to Clinton: «Non si tratta di una guerra fredda in senso classico. Ma di una fase molto difficile e pericolosa dei rapporti». Quali sono i pericoli immediati? «Che la Cina, al Consiglio di Sicurezza [...] ponga il veto ad ogni procedura di intesa che non soddisfi in pieno la Serbia. E poi c’è un’altra spiacevole conseguenza: che il processo di normalizzazione e di intesa, avviato da Kissinger e Nixon e continuato, fra alti e bassi, per tutti questi anni, possa interrompersi, come ai tempi della crisi di Piazza Tienanmen. Teniamo poi conto che i missili di Belgrado sono arrivati dopo sei mesi di tensione continua fra i due Paesi dovuta alle violazioni dei diritti civili a Pechino, alle dure reazioni americane, ai tentennamenti dell’amministrazione su Taiwan, alle difficili trattative commerciali. Ma soprattutto ad una sensazione che hanno i cinesi». Quale sensazione? «Che l’America costituisca un pericolo per la loro sicurezza. Nel 1968, dopo l’invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati sovietici, la Cina rimase terrorizzata dall’interventismo armato di Mosca. E piano piano, per difendersi, si rivolse agli Stati Uniti [...]. Ora la paura della potenza americana, capace di bombardare un Paese per difendere i diritti civili e l’autonomia di una minoranza nazionale, spaventa Pechino, visto che anche la Cina ha problemi di questo genere come il Tibet. E quindi Pechino guarda a Mosca per controbilanciare la presunta invadenza degli americani sulla scena internazionale ed asiatica».