Indro Montanelli, Corriere della Sera 23/05/1999, 23 maggio 1999
«Alla fine del processo di Norimberga, chiesi all’avvocato Schlabrendorf, difensore dei condannati, cosa pensava del verdetto
«Alla fine del processo di Norimberga, chiesi all’avvocato Schlabrendorf, difensore dei condannati, cosa pensava del verdetto. Schlabrendorf aveva assunto quell’incarico perché era uno dei due o tre soli scampati alla strage seguita all’attentato di Stauffenberg, contro Hitler. Per l’attiva parte svolta nel complotto, era stato rinchiuso, in attesa del processo, in un sotterraneo del lager di Buchenwald. Un bombardamento alleato - quello credo in cui perì Mafalda di Savoia - distrusse i documenti dell’istruttoria e prima che venissero ricostruiti, arrivarono i liberatori alleati. Schlabrendorf aveva quindi, come perseguitato, le carte in regola per difendere i suoi persecutori senza incorrere nel sospetto di essere un loro complice. E mi rispose: ”Fatto dai tedeschi, questo processo avrebbe potuto avere un grande significato di giustizia. Fatto dai vincitori, sarà soltanto un atto di vendetta che esenterà il popolo tedesco dall’esame di coscienza sui crimini del nazismo"» (Indro Montanelli).