Gian Andrea Gaiani, Panorama 27/05/1999, 27 maggio 1999
Dopo un avvio in sordina, con missioni limitate alla difesa dello spazio aereo nazionale da incursioni dei Mig 29 jugoslavi e alla distruzione delle batterie missilistiche serbe che prendevano di mira i jet alleati, l’Aeronautica militare italiana partecipa a tutte le operazioni di bombardamento pianificate dal comando della Nato e gestite dalla Quinta Ataf (Allied Tactical Air Force) di Vicenza
Dopo un avvio in sordina, con missioni limitate alla difesa dello spazio aereo nazionale da incursioni dei Mig 29 jugoslavi e alla distruzione delle batterie missilistiche serbe che prendevano di mira i jet alleati, l’Aeronautica militare italiana partecipa a tutte le operazioni di bombardamento pianificate dal comando della Nato e gestite dalla Quinta Ataf (Allied Tactical Air Force) di Vicenza. Anzi, con 54 aerei messi a disposizione della Nato, l’Aeronautica italiana è per certi versi la più importante forza aerea coinvolta nelle operazioni, seconda solo all’imponente dispositivo schierato dagli Stati Uniti e superiore ai contingenti schierati anche dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Ma non solo gli aerei sono stati impegnati in missioni di guerra: secondo Panorama, accanto ai reparti speciali inglesi che operano dietro le linee serbe ci sono anche piccoli nuclei di incursori italiani del reggimento Col Moschin.