Michel Doyle, Stephen Holmes, La Stampa da The New York Times 26/05/1999, 26 maggio 1999
Un’alternativa all’invasione di truppe Nato sarebbe armare i volontari dell’Uck. «Un’invasione diretta di truppe di terra è fuori questione, e se le truppe arrivassero fra tre mesi, sarebbero comunque in ritardo per salvare vite umane
Un’alternativa all’invasione di truppe Nato sarebbe armare i volontari dell’Uck. «Un’invasione diretta di truppe di terra è fuori questione, e se le truppe arrivassero fra tre mesi, sarebbero comunque in ritardo per salvare vite umane. L’unica alternativa possibile, anche se per molti resta una bestemmia, è quella di armare e assistere l’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck). Oltre ai 6-10 mila miliziani presenti nelle roccaforti all’interno del Kosovo, come quella bombardata per errore dalla Nato la settimana scorsa, ce ne sono altri 10-15 mila in Albania. Essi sono convinti che se ricevessero armi migliori e un qualche supporto logistico, potrebbero sfondare le difese serbe di frontiera e consolidare il controllo sui corridoi attraverso i quali hanno finora sporadicamente infiltrato i rifornimenti. Loro, e non la Nato, subirebbero perdite. Essi sarebbero felici di correre il rischio, proprio come noi rifuggiamo un simile pensiero. Una volta penetrati in Kosovo, potrebbero essere appoggiati dalla Nato con gli elicotteri Apache e con gli altri mezzi aerei. Per una missione di sostegno urgente come questa la Nato sarebbe certamente giustificata ad agire come l’aeronautica dei ribelli kosovari. I ribelli fornirebbero le forze di terra di cui gli elicotteri e gli aerei della Nato hanno bisogno per essere efficaci. Una volta attraversata la frontiera, i ribelli potrebbero rendere sicura una testa di ponte che noi potremmo usare per aviotrasportare cibo e medicinali per i profughi all’interno del Kosovo. Ciò permetterebbe alla Nato di esercitare pressioni sulle forze serbe in Kosovo, evitando i costi che comporterebbe lo spezzare le loro difese di confine appena rinforzate».