Maria Laura Rodot, La Stampa 08/06/1999, 8 giugno 1999
«Molti (più che altro molte) di noi temono la diossina, ma non possono dar retta ai guru. Che invocano la chiusura delle frontiere alle schifezze tossiche per le masse, proponendo un’autarchia alimentare che faccia scoprire i veri sapori
«Molti (più che altro molte) di noi temono la diossina, ma non possono dar retta ai guru. Che invocano la chiusura delle frontiere alle schifezze tossiche per le masse, proponendo un’autarchia alimentare che faccia scoprire i veri sapori. I nostri motivi sono banali: chi ha dalle tre quelle tre-quattro orette al giorno per trasformare i pasti in ciò che il grande Edoardo Raspelli definisce un ”percorso della gioia e della gola”? Ci piacerebbe; ma la vita è fatta di corse al supermercato, spese lampo dal droghiere di sotto, pranzi in tavole calde con soprannomi tipo ”Seveso” o ”lo zozzone”».