Giancarlo Galli, Avvenire 25/06/1999, 25 giugno 1999
Toccare le pensioni, in un paese dove il numero degli ”aventi diritto” ha superato quello dei lavoratori in attività che versano i contributi, è un’operazione politico sociale da far tremare i polsi a chiunque
Toccare le pensioni, in un paese dove il numero degli ”aventi diritto” ha superato quello dei lavoratori in attività che versano i contributi, è un’operazione politico sociale da far tremare i polsi a chiunque. «Tanto più che le potentissime Confederazioni sindacali (in cui i tesserati pensionati sono ormai maggioritari), vi si oppongono. [...] Il taglio delle pensioni è il prezzo da pagare per restare in Europa. [...] Conclamata l’ineludibilità della manovra (peraltro negata, spergiurando, fino alla vigilia delle elezioni europee; peccato non certo veniale per la credibilità del governo), resta da stabilire dove e in che misura calerà la scure. Con abile mossa si cerca di circoscrivere l’area di iniziale intervento: pensioni di anzianità (da elevare subito a 57 anni o con 40 di contributi), lavoratori autonomi (commercianti e artigiani). Trovando qualche disponibilità poiché, in cambio, l’artigiano e il commerciante potrebbero continuare a lavorare pur incassando la pensione. Cosa che d’altronde già avviene , ”in nero”».