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 2001  maggio 22 Martedì calendario

Secondo i dati della International Planning and Research Corporation, nel 2000 l’Italia è risultato il terzo paese europeo (dopo Francia e Spagna) nella classifica della pirateria informatica, con un tasso del 46% (quasi un software su due è pirata)

Secondo i dati della International Planning and Research Corporation, nel 2000 l’Italia è risultato il terzo paese europeo (dopo Francia e Spagna) nella classifica della pirateria informatica, con un tasso del 46% (quasi un software su due è pirata). Il commercio illegale ha provocato alle aziende un danno economico di circa 2 mila miliardi di lire, sottratto alle casse del Fisco 7-800 miliardi e vanificato la creazione di 37.000 posti di lavoro. Lo studio mostra che il fenomeno è diffuso soprattutto nelle regioni che hanno raggiunto un maggiore sviluppo tecnologico, prime tra tutte NordAmerica e Europa. I dati sono allarmanti anche in Asia e in Cina, dove il software illegale supera il 90 per cento del totale del mercato (danno economico alle aziende: 4 miliardi di dollari). L’Europa orientale, con una media del 63 per cento, registra il più alto tasso di pirateria rilevato dal 1994 a oggi, seguito dal Sud America con il 58 per cento. Lo smercio illegale maggiore, oltre alle compilation musicali, riguarda le novità del mercato, gli ultimi sistemi operativi, le release più aggiornate dei vari programmi, soprattutto per quelli di grafica. La legge 248 del 2000 (che impone ai pirati informatici multe dai 5 ai 30 milioni, e la reclusione dai 6 mesi ai tre anni) e l’intervento della Polizia delle telecomunicazioni hanno comunque diminuito il commercio di contrabbando in Italia. "L’unico modo efficace per sconfiggere la pirateria è velocizzare l’ideazione e l’aggiornamento dei sistemi di protezione per non dare il tempo utile di individuare le chiavi d’accesso" (Claudia Pavoletti, responsabile antipirateria di Bsa)