Panorama 23/09/1999, 23 settembre 1999
Se Massimo D’Alema accettasse consigli, il migliore da dargli sarebbe: «Maneggiare con cura». «Dopo l’interventismo degli anni Ottanta con Palazzo Chigi crocevia di tutti gli affari, si era assistito a una presa di distanza, anche per lo sbandamento post Tangentopoli
Se Massimo D’Alema accettasse consigli, il migliore da dargli sarebbe: «Maneggiare con cura». «Dopo l’interventismo degli anni Ottanta con Palazzo Chigi crocevia di tutti gli affari, si era assistito a una presa di distanza, anche per lo sbandamento post Tangentopoli. Finché D’Alema ha rivendicato, anche giustamente, il primato della politica, il che, combinato con l’innata passione per potere e poteri, lo ha indotto a eccedere in prese di posizione in tutte le grandi partite [...] Che il capo di un governo voglia razionalizzare il sistema Italia, dare un indirizzo a economia e finanza non è scandaloso. Il problema è: come lo fa? Se è veritiera la ricostruzione che il premier ha fornito, Enrico Cuccia sarebbe salito a Palazzo Chigi prospettando un attacco alle Generali del colosso francese Axa: da qui la necessità di irrobustire il gruppo di Trieste attraverso la conquista dell’Ina. Ma poiché con l’Ina sta trattando anche il Sanpaolo-Imi (suo secondo azionista dopo il Tesoro), avrebbe aggiunto Cuccia, diamo a questi il Banco di Napoli e la Bnl all’Unicredito. Un piano multiuso [...] E benedizione dalemiana: ”Sono le soluzioni più razionali”». [...] «Vengono spontanee un paio di domande. Prima: il premier ha sentito anche le altre parti in causa? Seconda: perché nelle stesse ore in cui il risiko prendeva forma D’Alema ha avvertito la necessità di elogiare solennemente Cuccia e riservare a Giovanni Agnelli una dura reprimenda (’Con lui ci sono dissensi espliciti”, 5 settembre, festa dell’Unità)? Non sa, il capo del governo, che per aspirare davvero alle grandi mediazioni la prima dote è di essere affidabili, autorevoli e informati per tutte le parti in causa?».