Fernando Mezzetti, La Stampa 01/10/1999, 1 ottobre 1999
Nel febbraio ’91, nella centrale di Mihama lo scoppio dei tubi dell’acqua di raffreddamento provocò l’entrata in funzione del sistema di sicurezza e la fuoriuscita in mare di 20 tonnellate d’acqua con alti tassi di radioattività; nel dicembre ’95, a Monju, avvenne una massiccia perdita di refrigerante in un reattore autofertilizzante; nel marzo 1997 scoppiò un incendio nell’impianto per il trattamento di scorie nucleari sempre di Tokaimura (l’impianto per la produzione di uranio combustibile venne poi chiuso per il timore che fosse stata raggiunta la massa critica, cioè la soglia della reazione nucleare)
Nel febbraio ’91, nella centrale di Mihama lo scoppio dei tubi dell’acqua di raffreddamento provocò l’entrata in funzione del sistema di sicurezza e la fuoriuscita in mare di 20 tonnellate d’acqua con alti tassi di radioattività; nel dicembre ’95, a Monju, avvenne una massiccia perdita di refrigerante in un reattore autofertilizzante; nel marzo 1997 scoppiò un incendio nell’impianto per il trattamento di scorie nucleari sempre di Tokaimura (l’impianto per la produzione di uranio combustibile venne poi chiuso per il timore che fosse stata raggiunta la massa critica, cioè la soglia della reazione nucleare).