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 2001  maggio 23 Mercoledì calendario

L’11

luglio, durante il Gp di Silverstone, in Gran Bretagna, il pilota della Ferrari Michael Schumacher (ingaggiato a suon di miliardi nel 1996 per riconquistare un titolo, quello piloti, che manca da vent’anni e che lui ha conquistato nel 1994 e nel 1995 col team Benetton diretto da Falvio Briatore) esce di pista alla curva Stowe fratturandosi tibia e perone della gamba destra (viene immediatamente operato a Northampton, gli applicano un lungo chiodo). A Maranello ritengono di aver perso ogni possibilità di vincere il titolo ma l’irlandese Eddie Irvine (gregario noto soprattutto per il suo amore per le donne e la bella vita, un tipetto che nel 1992, durante la 24 ore di Le Mans, s’infuriò col suo primo pilota e prima della sostituzione si vendicò facendo pipì sul sedile [1]) conquista incredibilmente un secondo posto e poi vince due volte di fila andando in testa alla classifica mondiale (complici quelli della McLaren-Mercedes che compiono una serie incredibile di errori). Mentre i tifosi della rossa si esaltano per le gesta dell’irlandese, cominciano le polemiche, i tedeschi della ”Bild Zeitung” accusano gli italiani d’ingratitudine per aver dimenticato in fretta il loro connazionale (vedi articolo di Curzio Maltese ripreso sul ”Foglio” del 9 agosto). Il 24 agosto Schumacher torna in pista al Mugello, percorre 340 km, fa tempi migliori di Irvine, ma il giorno dopo si ferma per problemi a un ginocchio, il 29 agosto, annuncia che non correrà il Gp del Belgio. Il 1 settembre prova ancora a Monza, sembra sia la volta buona, poi delude dicendo che non correrà il Gp d’Italia. Il 26 settembre, Gp d’Europa, il team di Maranello si comporta in modo disastroso: sulla pista del Nuerburgring, in Germania, durante una sosta ai box la Ferrari di Irvine perde 20 secondi perché i meccanici non trovano una ruota, il giorno dopo la ”Gazzetta” titola in prima pagina ”Cose da pazzi”. Il pilota irlandese è superato in testa alla classifica mondiale da Mika Hakkinen, si comincia a parlare di un complotto ordito da una quinta colonna di fedelissimi a Schumacher (primo fra tutti Jean Todt, il capo della Ferrari) che pur di evitare imbarazzi al campione tedesco (il suo vice che riesce dove lui ha fallito) farebbero di tutto per sabotare la vettura numero 4. Il 3 ottobre Schumacher è a Parigi per un consulto, i medici dicono che è guarito, lui dice di non sentirsi fisicamente pronto. Il giorno dopo è al Mugello, la mattina esce di pista, il pomeriggio va fortissimo ma non compie più di 5 giri di fila e conferma che per quest’anno ha chiuso. Il 6 ottobre è ricevuto dal Papa (« stata una delle giornate più belle della mia vita»), la ”Gazzetta” mette in prima pagina una foto che lo ritrae in ginocchio davanti al Pontefice e nell’annuciare per il giorno dopo nuove prove sulla pista di Fiorano butta lì un ”Pensa alla Malesia?” (penultima prova del campionato mondiale, in programma domenica prossima). Il 7 Schumacher è effettivamente in pista e va tanto forte da strappare a Irvine il record della pista. Infine, l’8 ottobre, un comunicato Ferrari annuncia la sua partecipazione agli ultimi due Gran Premi della stagione, Malesia (17 ottobre) e Giappone (31 ottobre).