Gianni Perrelli, LíEspresso 07/10/1999, 7 ottobre 1999
Dopo il Nuerburgring, ”L’Espresso” ha intervistato un anonimo meccanico di Maranello: «Un tempo la nostra organizzazione era quasi infallibile
Dopo il Nuerburgring, ”L’Espresso” ha intervistato un anonimo meccanico di Maranello: «Un tempo la nostra organizzazione era quasi infallibile. Ma con la mania dell’ordine ci hanno frastornato. E siamo finiti nel pallone». Ogni meccanico impegnato ai box, ad esempio, deve prendere posto su seggiolini prestabiliti in modo da prevenire ingorghi in fase operativa: «Un eccesso di rigore. Che i colleghi di altre scuderie e anche molti giornalisti giudicano un’inutile carnevalata. Un meccanico di Formula uno è un professionista, non un soldatino». E il complotto? « un’idiozia. Ogni campione ha a disposizione una squadra, composta da una quindicina di tecnici, che si butterebbe nel fuoco per farlo vincere. Lo spirito di bandiera è così forte che anche l’ultima ruota del carro vive il successo del suo pilota come un’affermazione personale. Solo chi non conosce il mondo della Formula uno può parlare di malafede».