La Stampa 09/10/1999, 9 ottobre 1999
L’importante adesso è che non si muova Guariniello. «Così sensibile alla salute della gente (non) comune e ai titoli dei giornali, perché non più tardi di domenica scorsa Michael Schumacher aveva dichiarato di sentirsi bene, sì, ma non al punto di correre in Malesia e Giappone
L’importante adesso è che non si muova Guariniello. «Così sensibile alla salute della gente (non) comune e ai titoli dei giornali, perché non più tardi di domenica scorsa Michael Schumacher aveva dichiarato di sentirsi bene, sì, ma non al punto di correre in Malesia e Giappone. Per uscirne in bellezza, si era spinto a invidiare la normalità dei fornai. Restano, in tutta la faccenda, un alone di mistero e una scia di pressioni che, dopo la comica della gomma, riportano la Ferrari all’onore del pettegolezzo. Naturalmente, Schumi ha esaudito il desiderio della scuderia e dei tifosi (almeno loro, non tutti proni), di Montezemolo e di Irvine. Più inanellava giri, dal Mugello a Fiorano, più si accorgeva di volare. Galeotti sarebbero stati, nell’ordine, la visita del Papa, la pizza offerta (di tasca sua) ai meccanici di Maranello, l’ultimo pranzo con i grandi capi, troppo mogi, o furibondi?, un’impennata d’orgoglio. Insomma: una pagina da libro Cuore, se non ci fossero di mezzo lo choc di Silverstone, i ferri del chirurgo e un intreccio che più aggrovigliato non si può. Seppellito il gran rifiuto, ecco lo slancio del buon samaritano. Tedeschi si nasce, gregari si diventa. Schumi ritorna e si mette al servizio di Eddie per soffiare il titolo mondiale a Mika Hakkinen. Sono stati i giornalisti, tanto per cambiare, ad aver capito poco o troppo. A pensar male si fa peccato ma talvolta ci si azzecca. Farsi male ai duecento all’ora, è anche peggio. O no?» (Roberto Beccantini).