23 maggio 2001
Tutto cominciò con un mafioso che in carcere aveva raccolto le confidenze del compagno di cella. Attilio Bolzoni sulla ”Repubblica” di sabato: «Tutto cominciò con un mafioso che in carcere aveva raccolto le confidenze del compagno di cella, quello che aveva sentito parlare di una ”punciuta” molto eccellente
Tutto cominciò con un mafioso che in carcere aveva raccolto le confidenze del compagno di cella. Attilio Bolzoni sulla ”Repubblica” di sabato: «Tutto cominciò con un mafioso che in carcere aveva raccolto le confidenze del compagno di cella, quello che aveva sentito parlare di una ”punciuta” molto eccellente. In quegli anni, tra alcuni boss siciliani si raccontava che uno degli affiliati di Cosa Nostra era proprio lui, l’uomo che per sette volte era stato presidente del Consiglio e per altre ventuno ministro della Repubblica. Quelle chiacchiere restarono chiacchiere, ma subito dopo le stragi dell’estate 1992 ci furono altri mafiosi che furono un po’ meno vaghi e un po’ meno fantasiosi: parlavano di processi aggiustati, di omicidi politici, di inchieste pilotate. Soprattutto, parlavano di un patto di potere. Fu in quel momento che, a Palermo, si aprì l’indagine contro Giulio Andreotti. Il 27 marzo del 1993, a tarda sera, fu lo stesso senatore a vita a informare la stampa di avere ricevuto ”brutte notizie” dalla Sicilia».