Andrea Tornielli, il Giornale 23/10/1999, 23 ottobre 1999
Giulia Bongiorno, 33 anni, avvocato, ha trascorso mesi e mesi tra Perugia e Palermo sepolta da un milione di pagine di atti processuali: «La mole della carta è immensa [
Giulia Bongiorno, 33 anni, avvocato, ha trascorso mesi e mesi tra Perugia e Palermo sepolta da un milione di pagine di atti processuali: «La mole della carta è immensa [...] ma se si va a guardare dentro si scopre che è vuota: non solo non vi si trova neanche uno straccetto di prova, ma ci si imbatte persino nella divergenza del molteplice». Che cosa significa divergenza del molteplice? «Lei sa che la Cassazione ha stabilito che in mancanza di riscontri le testimonianze concordanti di due pentiti costituiscono prova e ciò viene chiamata concordanza del molteplice. Ebbene, nel processo Andreotti, sull’unico fatto concreto che l’accusa attribuisce al senatore a vita - cioè il suo presunto interessamento nel processo Rimi - i pentiti che ne hanno parlato non concordano affatto. Ognuno racconta una cosa diversa o situa questo episodio che non ha alcun riscontro in anni differenti smentendo gli altri» [...] Ci sono però due pentiti, Mannoia e Siino, che concordano nel dire che il senatore si è incontrato con Stefano Bontate nella sua tenuta di campagna. «Sì, loro concordano. Ma noi abbiamo dimostrato che nei giorni da loro indicati per l’incontro, Andreotti era prima in Urss, poi in Giappone e infine a gestire una crisi di governo come presidente incaricato».