limes 4/99: ìA che ci serve la Nato. CosÏ funziona la nostra alleanza se líAmerica diventa scettica. Il protettorato del Kosovoî., 23 maggio 2001
Prima dell’azione Nato in Kosovo nessun intervento era stato caratterizzato in termini così chiari e marcati come intervento umanitario
Prima dell’azione Nato in Kosovo nessun intervento era stato caratterizzato in termini così chiari e marcati come intervento umanitario. Questo precedente ha scatenato un dibattito globale sulla liceità dell’intervento umanitario. Per gli Stati cosiddetti ”conservatori” (Cina in testa, secondo la quale nel corso del 1999 in nome dell’’umanitarismo” e dei ”diritti dell’uomo” si sono compiute alcune tra le più gravi violazioni della legalità internazionale) l’intervento d’umanità rappresenta solo un pretesto per coprire finalità egemoniche ed una minaccia all’ordinamento giuridico internazionale, in particolare al principio di sovranità su cui questo è fondato. Il gruppo di paesi ”legalitari” nega in via di principio la possibilità di ricorso all’azione militare se non su espressa autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu (la Russia indica il pericolo del ”doppio standard”, cioè l’intervento a protezione dei diritti dell’uomo esclusivamente in quelle aree dove sono presenti interessi geopolitici delle grandi potenze). Gli Stati ”revisionisti” tendono, invece, a rivedere i limiti che il principio di divieto della minaccia e dell’uso della forza impone agli Stati. Secondo il ministro degli Esteri danese, di fronte all’incapacità di agire del Consiglio di sicurezza la comunità internazionale deve intervenire «senza riguardo delle frontiere, per fornire assistenza alle vittime delle violazioni dei diritti umani». Più sfumata la posizione americana: «Gli Stati Uniti risultano poco disposti ad adottare una posizione generale a favore dell’intervento d’umanità per il timore che l’affermazione di questo principio possa significare un loro coinvolgimento in tutte le situazioni ove si verificano catastrofi umanitarie» (Fabrizio Pagani).