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 2001  maggio 23 Mercoledì calendario

L’attacco alla Jugoslavia non sarebbe stato possibile senza le basi militari italiane, ma né l’importanza della posizione strategica né le proposte ragionevoli bastano per contare in seno alla Nato

L’attacco alla Jugoslavia non sarebbe stato possibile senza le basi militari italiane, ma né l’importanza della posizione strategica né le proposte ragionevoli bastano per contare in seno alla Nato. Soprattutto quando è fragile la struttura sottostante di un paese. Nel 1998 la Francia ha destinato al bilancio della difesa l’equivalente di circa 70 mila miliardi di lire (2,8% del prodotto interno lordo), la Germania 55 mila (1,5% del pil), la Gran Bretagna 60 mila (2,7% del pil), l’Italia 40 mila (2% del pil). Dopo il Lussemburgo, l’Italia è il paese dell’Alleanza che attualmente impiega la maggior quota del proprio bilancio per la difesa in spese per il personale (il 72%, che va soprattutto in pensioni militari e mantenimento del sistema della leva). Alle spese per equipaggiamento nel ’98 restava solo il 12,7% del bilancio, contro per esempio il 27% del Regno Unito. «Europei e italiani dicono che vogliono avere più voce nell’Alleanza, noi diciamo loro: allargate i cordoni della spesa per le tecnologie militari. Da anni incoraggiamo l’Italia a farlo. In Kosovo, gran parte delle missioni d’attacco erano compiute da aerei americani perché erano, semplicemente, quelli che più difficilmente sarebbero stati buttati giù» (un negoziatore di Washington) (Federico Fubini).