GQ 1/2000, 24 maggio 2001
Le principali vittime del doping sono però i giovani dilettanti disposti a pagare qualsiasi prezzo pur di diventare professionisti ricchi e famosi
Le principali vittime del doping sono però i giovani dilettanti disposti a pagare qualsiasi prezzo pur di diventare professionisti ricchi e famosi. Dall’ultimo numero di ”GQ”: « uno dei primi giorni del luglio 1996. Un ciclista dilettante di 20 anni, M.V., che corre con la squadra italiana Vellutex Vigorplant, si ritira da una tappa dei campionati d’Italia a causa di un forte malore. Il direttore sportivo della squadra, Olivano Locatelli, è furibondo. E per punizione lo obbliga a percorrere 200 chilometri senza sosta. Gli concede solo una borraccia d’acqua. Uscendo da una curva M.V. evita l’impatto con un furgoncino Ape. E cade. Soltanto che l’Ape non c’è. stata un’allucinazione [...] Almeno tre volte M.V. si sente male durante le gare, che svolge a ritmo di una ogni due giorni. Sviene. Cade. Ma Locatelli non lo ascolta. Lui deve solo correre. E far vincere gli altri. Finché a metà ottobre 1996, a Piacenza, al traguardo di una competizione regionale, perde conoscenza e rovina al suolo. Lo soccorre un’autoambulanza. Ha la lingua rovesciata all’indietro. Si riprende in ospedale, dove gli riscontrano varie extrasistoli. Nessuno della squadra va a trovarlo. Il 20 ottobre torna a casa. E racconta tutto ai genitori. Passano due settimane, il 9 novembre, mentre pattina sul ghiaccio con gli amici, cade di schianto e perde conoscenza. Lo intubano, il cuore si ferma. Riescono a rianimarlo a fatica. Lo portano d’urgenza all’ospedale di Chiavenna. Il 27 novembre lo ricoverano a Trento. La verità è ormai sotto gli occhi di tutti. M.V. ha rischiato di morire di doping con la promessa di passare da dilettante a professionista. [...] Locatelli comincia a dare pasticche misteriose a M.V. nei primi del 1996: sono di animine, un farmaco a base di caffeina non venduto in Italia, con forti controindicazioni per chi ha disfunzioni cardiache. Si aggiungono le compresse di Celestone, un cortisonico. E poi, tutte insieme, anche durante le corse, Optalidon, Bentelan, Corton Acetato, Esafosfina, Sinsurrene forte, Maxicortex 2000, iniezioni endovenose di ferro...» (dal verbale dei Nas, ora agli atti di un’inchiesta della procura di Lecco).