25 maggio 2001
Quando ha deciso di andarsene dal Kgb? «Già in Germania ho capito che quel sistema non aveva futuro
Quando ha deciso di andarsene dal Kgb? «Già in Germania ho capito che quel sistema non aveva futuro. E che l’Urss non aveva futuro. Perciò ho rifiutato il trasferimento a Mosca e sono tornato a Leningrado. Ero, come dicono da noi, nella ”riserva attiva”». Lo è ancora? «No mi sono licenziato dopo il golpe del 1991». Ne ha sofferto? «Sì. Una rottura della vita, con le ossa che scricchiolavano. Per me era tanto più difficile perché ero un ufficiale di successo, non avevo da lamentarmi. Tutto mi andava bene. Molto meglio agli altri». Ha lasciato il Kgb. E il Pcus? «Sono rimasto membro del partito finché è esistito. Poi ho preso la tessera, l’ho messa in un cassetto e ci ho fatto sopra il segno della croce. Sta ancora lì». battezzato? «Sì. Nel nostro appartamento in coabitazione c’era una vecchietta, nonna Anya. Quando sono nato, mia madre insieme con lei mi ha battezzato di nascosto dal padre, che era membro del Pcus, segretario di cellula in fabbrica».