25 maggio 2001
La stampa italiana ha dato la seguente interpretazione del nuovo attacco a Prodi, sferrato stavolta dai giornali tedeschi: Prodi vuol rendere forte il governo europeo a dispetto dei governi nazionali, questi perciò si difendono tentando di buttarlo giù o almeno di ridimensionarlo
La stampa italiana ha dato la seguente interpretazione del nuovo attacco a Prodi, sferrato stavolta dai giornali tedeschi: Prodi vuol rendere forte il governo europeo a dispetto dei governi nazionali, questi perciò si difendono tentando di buttarlo giù o almeno di ridimensionarlo. però interesse dell’Italia (così soprattutto Lucio Caracciolo, su ”Repubblica”) difendere Prodi al di là delle nostre divisioni politiche, perché il presidente viene attaccato anche e soprattutto perché italiano, dunque una sua caduta confermerebbe il ruolo subalterno, marginale che viene attribuito al nostro paese, scavalcato infatti nella considerazione generale dalla Spagna benché la Spagna non abbia neanche lontanamente il nostro peso economico (però, per i nostri partner europei, è più attiva, è più moderna). Spiegel ha scritto che c’è una lunga lista di scontenti di Prodi (tra questi Schröder, Nicole Fontain, Chris Patten) e la consapevolezza sempre più acuta che il presidente della Commissione non conosce i problemi, non studia le carte e sarà necessariamente presto sostituito; La Frankfürter Allgemeine ha sostenuto che i commissari stanno lavorando per convincere Prodi a tornarsene in Italia. Il presidente, nelle altre occasioni (gli attacchi sono cominciati lo scorso autunno e hanno visto impegnati tra gli altri Le Monde e il Financial Times), aveva ostentato indifferenza. Stavolta è apparso nervoso. Era al Cairo, e quando i giornalisti gli hanno chiesto: « vero che presto se ne andrà?» ha risposto: «Ma siete scemi?». Mentre una certa solidarietà da parte della stampa italiana è nei fatti, dato che nessun giornale s’è preso la briga di verificare se le accuse di incompetenza a Prodi hanno un minimo fondamento, qualcun altro mette in evidenza un certo numero di ragioni concrete che potrebbero stare alla base del dissidio: Prodi ha scelto la linea dura nella trattativa con la Polonia che vuole entrare nell’Unione, e questo non piace alla Germania che punta a un invece allargamento a Est con conseguente crescita della propria area di influenza; è in corso un’indagine sulle Casse dei Länder, indagine che può colpire una colonna del sistema finanziario tedesco (la metà delle banche tedesche sono Casse dei Länder); infine c’è la questione segnalata da Francesco Manacorda sulla Stampa del 6 aprile: «Il giornale Handelsblatt afferma di sapere che la prossima settimana l’Europarlamento non darà l’approvazione al bilancio ’98 della Commissione (che verrà presentato riclassificato): secondo l’europarlamentare della Cdu Diemut Theato, il 5% delle spese non è giustificato, e Prodi avrebbe dato solo vaghe promesse di chiarimento. Sotto accusa anche un bilancio dei tempi di Delors, per una vicenda in cui è coinvolto Pascal Lamy, allora capo di gabinetto del Presidente e oggi commissario al Commercio Estero. L’impressione, afferma il giornale, è che la Commissione Prodi cerchi di nascondere qualcosa».