Leonardo Maisano, Ventiquattro n. 4/2000, 25 maggio 2001
«Un’irrigazione senza fine bagna una piantina assetata che si distende per milioni di ettari e che in autunno, poco prima del raccolto, disegna una coltre bianca di bambagia, quasi fosse neve, tra le sabbie rosse del deserto di Kizilkum e le sabbie nere del deserto del Karakum» (paesaggio del Karakalpakstan, dove, come nel resto dell’Uzbekistan, i fiumi sono stati sacrificati alla monocultura cotonifera introdotta dai sovietici)
«Un’irrigazione senza fine bagna una piantina assetata che si distende per milioni di ettari e che in autunno, poco prima del raccolto, disegna una coltre bianca di bambagia, quasi fosse neve, tra le sabbie rosse del deserto di Kizilkum e le sabbie nere del deserto del Karakum» (paesaggio del Karakalpakstan, dove, come nel resto dell’Uzbekistan, i fiumi sono stati sacrificati alla monocultura cotonifera introdotta dai sovietici).