Cristiana Agazzani, Dodo agosto 2000, 28 maggio 2001
Detto anche ippocampo, il cavalluccio marino s’accoppia così. In primavera lei è piena d’uova
Detto anche ippocampo, il cavalluccio marino s’accoppia così. In primavera lei è piena d’uova. Lui la corteggia sfoggiando il marsupio nel quale le uova verranno poi deposte. Si uniscono, le code aggrovigliate l’un l’altra, e si lasciano trasportare dalla corrente muovendo freneticamente la pinna dorsale che ricorda l’ala di una farfalla bianca. Intanto la femmina travasa le uova nel marsupio del maschio che le feconda. Un paio di settimane d’incubazione. A quel punto, forti spasmi. I piccoli embrioni si agitano per uscire dal guscio e liberarsi nell’acqua marina. il momento più critico. Neonati, devono salire in superficie e riempire d’aria la vescica che gli permetterà di non affondare. La medicina tradizionale cinese attribuisce agli ippocampi virtù curative contro asma, colesterolo e senescenza. Plinio (23-79 d. C.) credeva che le ceneri d’ippocampo unite a olii essenziali prevenissero la calvizie. Fu lui a coniare il nome scientifico Hyppocampus. Nella Cina del Sud, a Quing Ping, c’è una bancarella che da cinque secoli vende ippocampi essiccati. In tutto il mercato se ne vendono giornalmente oltre centomila. Il prezzo varia da trecentomila lire al chilo fino ai quasi due milioni per le taglie più grandi. A causa della pesca, la specie rischia oggi l’estinzione benché si adatti a tutti i mari e alle temperature comprese tra i sei e i trenta gradi.