Nina Berberova, Il corsivo mio, Adelphi, 28 maggio 2001
Nicola II. «Si disgregava non soltanto ciò che suscitava odio e disprezzo, ma anche vergogna per la vigliaccheria e la stupidità del vecchio regime, vergogna per il suo putrefarsi agli occhi del mondo intero: Cusima, la Potëmkin, la Prussia Orientale, Rasputin, la zarina, le impiccagioni e colui per il quale non c’è e non ci potrà essere pietà finché sulla terra sarà rimasto anche un solo russo
Nicola II. «Si disgregava non soltanto ciò che suscitava odio e disprezzo, ma anche vergogna per la vigliaccheria e la stupidità del vecchio regime, vergogna per il suo putrefarsi agli occhi del mondo intero: Cusima, la Potëmkin, la Prussia Orientale, Rasputin, la zarina, le impiccagioni e colui per il quale non c’è e non ci potrà essere pietà finché sulla terra sarà rimasto anche un solo russo. Lui pensava di essere un secondo zar Aleksej Michajlovic e che la Russia fosse quella Rus’ anteriore a Pietro il Grande, bisognosa di unti del Signore, di sinodi e di gendarmi, mentre la Russia doveva affrettarsi a passi veloci col sistema parlamentare e il capitalismo verso la pianificazione, il nuovo sistema tributario, la libertà di parola e la tecnologia del Novecento, verso la civiltà, l’istruzione, la dignità umana per tutti» (Nina Berberova).