Arrigo Petacco, Joe Petrosino, l’uomo che sfid per primo la mafia italoamericana, Mondadori, 2001, 28 maggio 2001
Prima di entrare nella Mafia, don Vito, l’assassino di Petrosino, aveva fatto l’anarchico: presidente dei Fasci di Bisacquino del 1892, partecipò all’occupazione delle terre
Prima di entrare nella Mafia, don Vito, l’assassino di Petrosino, aveva fatto l’anarchico: presidente dei Fasci di Bisacquino del 1892, partecipò all’occupazione delle terre. Per l’abilità dimostrata nel coordinare la malavita, fu riconosciuto contemporaneamente capomafia di Bisacquino, Palermo, Burgio, Corleone, Campofiorito, Contessa Entellina, Chiusa, Sclafani, Sciacca, Sambuca Zabut e Villafranca Sicula. Dal rapporto della Prefettura di Palermo del 1898: «Connotati. Statura: alta. Corporatura: piuttosto snella. Capelli: castani. Fronte: giusta. Naso: a punta con narici aperte. Occhi: piccolo-cervini. Bocca: piuttosto larga. Mento: tondo. Viso: scarno. Colorito: un po’ pallido. Barba: tagliata a punta alla Mefistofele. Portamento: altero. Espressione fisionomica: mafiosa. Abbigliamento abituale: civile. Segni speciali: N. N.». Anche quando cominciò a vestirsi da Bustarino, in via Maqueda, a Palermo, che forniva il meglio dei mercati inglesi, non smise mai di indossare la cinta con incise le tacche che usava per far di conto.