Enrico Bonerandi, la Repubblica 31/08/2000, 31 agosto 2000
«In cosa consiste il suo studio, professore? Come chirurgo ho spesso l’esigenza di aprire la scatola cranica ai miei pazienti esponendo il nervo uditivo, osservando così eventuali variazioni con una tecnica elettrofisiologica
«In cosa consiste il suo studio, professore? Come chirurgo ho spesso l’esigenza di aprire la scatola cranica ai miei pazienti esponendo il nervo uditivo, osservando così eventuali variazioni con una tecnica elettrofisiologica. Lo si fa correntemente per vedere se l’atto chirurgico dà un danno dell’udito. Ho chiesto allora ai pazienti che dovevano essere operati di permettermi di simulare una telefonata mentre si trovavano a cranio aperto, poggiando un cellulare sul loro orecchio, fatte salve evidentemente le regole igieniche. Così ho potuto osservare in diretta gli effetti sul nervo. E cosa ha scoperto? Con mia grande sorpresa, con l’attivazione del cellulare si verificavano variazioni importanti dell’attività del nervo. Modificazioni talmente consistenti che dopo due minuti di conversazione simulata ho dovuto interrompere l’esperimento, perché le variazioni nei potenziali bioelettrici del nervo uditivo raggiungevano un valore critico che di solito noi riteniamo di non dover superare quando facciamo chirurgia, pena un danno permanente. Una volta sospesa la telefonata, ho visto che i parametri di sofferenza del nervo rientravano a valori normali dopo 7-8 minuti, un periodo lungo».1