Vittorio Strada, Introduzione a Oblomov, Rizzoli, 29 maggio 2001
«Lì sulla porta erano appesi dei frutti a me sconosciuti, simili per aspetto a cetrioli di media grandezza
«Lì sulla porta erano appesi dei frutti a me sconosciuti, simili per aspetto a cetrioli di media grandezza. La buccia, come nelle fave, in alcuni era verde, in altri gialla. ”Che cos’è?”, domandai. ”Banane”, mi risposero. ”Banane! Il frutto tropicale! Datemele!”. Mi diedero tutto il mazzo. Ne staccai una e la sbucciai: la buccia viene via quasi appena la si tocca; l’assaggiai e non mi piacque: non sa di niente, ma d’un dolce fiacco, smaccato, un gusto farinoso, simile un po’ alla patata e al melone e senza aroma e con un profumo suo proprio, un po’ grossolano. più un legume che un frutto, e tra la frutta è un parvenu» (Ivan Goncarov, l’autore di Oblomov, nel suo libro Fregat Pallada, dove racconta del viaggio compiuto tra il 1852-55 tra Africa e Asia) .