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 2001  giugno 02 Sabato calendario

«Le Gazzose - luglio 1963 - Si discorreva delle gazzose durante l’assonnato vagare in cerca di una strada che avevamo smarrita, coi versi delle faraone e dei tacchini alle spalle; imprecavano contro le giunte municipali che non aggiornano la segnaletica, finché stanchi del parlare male degli altri ci si chiude in un bozzolo da cui nel silenzio vidi uscire la crisalide della malinconia

«Le Gazzose - luglio 1963 - Si discorreva delle gazzose durante l’assonnato vagare in cerca di una strada che avevamo smarrita, coi versi delle faraone e dei tacchini alle spalle; imprecavano contro le giunte municipali che non aggiornano la segnaletica, finché stanchi del parlare male degli altri ci si chiude in un bozzolo da cui nel silenzio vidi uscire la crisalide della malinconia. Che ho sempre creduto che fosse originaria del Po, e altrove si trattasse di imitazioni; una sera Raffaele Carrieri, che è un poeta, ha esclamato: "chi ci toglierà la malinconia?" non era una supplica ma una sfida. Carrieri è pugliese, e questo mi insinuò il sospetto che non ne avevo io il privilegio. Voglio però dire che appena arrivo dalle mie parti è come varcare la frontiera del grigio; lascio alle mie spalle traffici, politica, blu, rosso e entro in qualche cosa di impreciso, o meglio il preciso dell’impreciso, non è un giuoco di parole, ho visto molti grigi quelli del Po’ sono il grigio, gli altri colori non esistono più, anche il solferino di qualche maglione di donna o la camicia bianca di un terrazziere o il marron dei tetti bassi non hanno la forza di affermarsi davanti al grigio. Per dividere questo cielo dalla terra, che di solito basta un quasi impercettibile tono diverso, si può lasciare tutto uguale. Così è dei sentimenti, la malinconia annulla gli altri e perfino due innamorati, che stanno dicendo, seduti sulla riva, di essere felici, si, lo sono, non lo escludo, ma di una felicità malinconica che diventa felicità normale appena si spostano, in lambretta verso l’inferno, verso gli asfalti. Io mi sono evidentemente imbevuto di questo stato d’animo e mi capita in giro per il mondo di vedere dei luoghi che definisco malinconici, perché c’è una zappa abbandonata in un’aia o una piazza con qualche persona sparsa qua e là e una finestra semiaperta, e penso: Dio mio che posto malinconico, quanto malinconici questi poveretti... Cammino, interrogo, risulta che loro sono allegri e il malinconico sono io. La malinconia non mi impediva di rivolgermi delle domande da deputato. quando transitavo per zone marchiate da cartelli su cui era stampato in civili caratteri tipografici: "Zona sottosviluppata", mi venivano in mente anni lontani seminati di cartelli con su scritto da una mano inabile: "Afta Epizootica". Sentivo allora nell’aria inesistenti campanelli di lebbrosi e di lazzaretti, e muggiti di quei buoi travolti dalla piena di cui si vedono solo le narici che cercano l’aria. quanti miliardi ci vorrebbero per garantire che non ci saranno più alluvioni? Credo quattrocento. Ci sono questi quattrocento miliardi? Ci sono. Ma non tutti in Parlamento sono d’accordo sulla opportunità di usarli a questo fine. C’è una persona ragionevole, con famiglia, che in buona fede vuole che si sposti una parte della cifra nel bilancio di un altro dicastero. Pazienza. Vedevamo ancora i segni sulle case dove era arrivata l’acqua nel 1951 e una ragazza che usciva dalla porta forse per andare a ballare, lontana da noi venti metri ma si intuiva benissimo il profumo della cipria. » (Cesare Zavattini)