Fulvio Abbate su líUnit del 25/05/01 a pagina 18., 25 maggio 2001
"Per decenni e ancora decenni, traducibili in due generazioni di palermitani almeno, il teatro Bellini è stato soltanto un ricordo, una facciata quasi cieca, un portone chiuso, un enorme tizzone fossile, un lutto culturale mai elaborato
"Per decenni e ancora decenni, traducibili in due generazioni di palermitani almeno, il teatro Bellini è stato soltanto un ricordo, una facciata quasi cieca, un portone chiuso, un enorme tizzone fossile, un lutto culturale mai elaborato. Lì a destra nella piazza pavimentata di pietra, l’omonima pizzeria, vanto e gloria della gastronomia cittadina - "Dove andiamo? Andiamo al Bellini!" - subito accanto, una vecchia insegna, una reliquia mai rimossa, lasciata in piedi come un inganno, nonostante al di là del muro andasse in scena il copione immutabile color carbone del disastro già avvenuto. Come a dire mettiamoci una pietra sopra. Una sorta di Titanic cittadino, la brutta storia del Bellini crepato tra le fiamme. Una leggenda. Nino Drago, teatrante matto come un cavallo, veniva contemplato con l’attenzione che si degna a un diamante per il solo fatto d’essere stato l’ultimo ad avere visto il teatro Bellini ancora intatto. Davvero un requiem vivente per il teatro, la leggenda del Bellini di Palermo" (Fulvio Abbate).