Giulio Nascimbeni sul Corriere della Sera del 3/06/01 a pagina 16, 3 giugno 2001
Storia del "mi consenta": nel canto XXVII dell’Inferno dantesco (ottava bolgia dei consiglieri fraudolenti), si legge questa famosa terzina:"
Storia del "mi consenta": nel canto XXVII dell’Inferno dantesco (ottava bolgia dei consiglieri fraudolenti), si legge questa famosa terzina:"...c’ha assolver non si può chi non si pente, / né pentere e volere insieme puossi/ per la contradizion che nol consente". Nel XXXIIII canto del Paradiso (Empireo), "consentire", sempre ne senso di permettere, è usato al congiuntivo presente come fa il Cavaliere: "è impossibil che mai si consenta". Oltre a quelle dantesche, le citazioni letterarie sarebbero moltissime: da Petrarca a Boccaccio, Tasso, Marino, Parini, Monti, Nievo fino a Sbarbaro e Cassola. Merita un’eccezione Leopardi: nel Consalvo si legge: "Ahi, ma cotanto/ esser beato non consente il cielo/ a natura terrena". E’ nel destino delle parole di portarci lontano. nel febbraio del 2000, in questa stessa rubrica, un verbo caro a "Striscia", attapirare, mobilitò Iacopone da Todi. Non c’è da stupirsi se, col berlusconiano "mi consenta", siamo saliti all’Empireo.