Avvenire 14/11/2000, 14 novembre 2000
«Sulla tavola di Minosse non c’era abbondanza di carne, mentre non mancavano mai tuberi, legumi e spezie, oltre alla retsina, un vino aromatico»
«Sulla tavola di Minosse non c’era abbondanza di carne, mentre non mancavano mai tuberi, legumi e spezie, oltre alla retsina, un vino aromatico». A sostenerlo è un gruppo di archeologi greci e stranieri, guidati dal direttore generale delle Antichità in Grecia Yannis Tzedakis. Analizzando i residui organici rinvenuti nei reperti archeologici, il team di ricercatori ha stabilito che all’epoca in cui si diffuse la tradizione orale del leggendario re cretese Minosse (1600-1100 a.C.), nell’isola di Creta già si potevano gustare alcuni cibi ancora oggi apprezzati in tutta la Grecia. Tra di essi: mezè, spuntini di olive e formaggio di capra, e paximadia, tozzetti di pane di farro seccato in forno. C’erano anche minestre di mandorle e pistacchi e prosciutto profumato al sambuco.