Guido Vergani, Corriere della Sera 06/12/2000; Ives Ternon, Lo stato criminale, Mondadori, e vari siti internet;, 6 dicembre 2000
Vladimir Serbanenko, nato a Kiev nel 1901, emigrò in Italia con la madre. Italianizzò il nome in Giorgio Scerbanenco (via anche la kappa dal cognome)
Vladimir Serbanenko, nato a Kiev nel 1901, emigrò in Italia con la madre. Italianizzò il nome in Giorgio Scerbanenco (via anche la kappa dal cognome). Patì la miseria. Finché, dopo avere fatto molti mestieri, approdò al giornalismo e pubblicò racconti e libri. Divenne direttore di magazine femminili. Si mise per davvero alle spalle la fame quando, divenuto giallista best-seller, coi proventi dei libri comprò una Rolls. Si faceva portare in giro dall’autista. Celebre la foto in bianco e nero che lo ritrae di profilo mentre batte a macchina, Olivetti lettera 22, le dita lunghissime e affusolate, l’occhio da uccello che guarda l’obiettivo, il fisico magro e allampanato, sullo sfondo un vaso con dentro un gambo di fiore: strano, solitario, smilzo e storto come lui. Non fece in tempo a godersi il successo, nazionale e internazionale: morì nel ’69 avendolo appena raggiunto.