Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  gennaio 31 Mercoledì calendario

Torniamo sul caso della contessa Agusta, di cui ci siamo già occupati tre settimane fa. Come si sa, il cadavere della contessa Francesca Vacca Agusta, volata giù dalle scogliere di Portofino l’8 gennaio, è stato trovato il 24 gennaio sulla spiaggia di Cap Benat, tra Tolone e Marsiglia

Torniamo sul caso della contessa Agusta, di cui ci siamo già occupati tre settimane fa. Come si sa, il cadavere della contessa Francesca Vacca Agusta, volata giù dalle scogliere di Portofino l’8 gennaio, è stato trovato il 24 gennaio sulla spiaggia di Cap Benat, tra Tolone e Marsiglia. Condizioni: cranio sfondato, varie ferite non mortali, morsicature dei pesci, i piedi ridotti a brandelli, assenza quasi totale di epidermide. La magistratura francese, che ha reso noto il ritrovamento dopo sei giorni, si dice «certa al novanta per cento» che si tratti di lei, ha disposto nuovi accertamenti e non ha intenzione di spedire il corpo in Italia prima di averli effettuati. Stabilito dalla prima autopsia che la contessa non è morta annegata (non c’era acqua nei polmoni), resta incerto se la botta in testa, quella mortale, l’abbia presa cadendo sulle rocce o gliel’abbia data qualcuno. Secondo Dalila Ranalletta, medico legale al policlinico Gemelli di Roma, gli esami non potranno risolvere nulla, «a meno che la ferita non sia ”figurata”, non conservi cioè l’impronta dell’oggetto o della roccia che l’ha provocata. Ma è rarissimo che capiti». Ancora la Ranalletta: «Sia la causa sia l’epoca del decesso sono quasi impossibili da stabilire. (...) Le alterazioni sono molte: pesci, temperatura dell’acqua, il fatto che il cadavere abbia galleggiato o sia stato per qualche tempo sul fondo, o fermo per giorni prima di iniziare il viaggio sospinto dalla corrente. (...) Gli annegati, se l’acqua è fredda, si conservano abbastanza bene. Ma appena estratti recuperano la decomposizione».