Corriere della Sera 31/01/2001 e 02/02/2001; Mariella Regoli, Il Messaggero 01/02/2001 e 03/02/2001; Gian Piero Moretti La Stampa 03/02/2001, 31 gennaio 2001
Torniamo sul caso della contessa Agusta, di cui ci siamo già occupati tre settimane fa. Come si sa, il cadavere della contessa Francesca Vacca Agusta, volata giù dalle scogliere di Portofino l’8 gennaio, è stato trovato il 24 gennaio sulla spiaggia di Cap Benat, tra Tolone e Marsiglia
Torniamo sul caso della contessa Agusta, di cui ci siamo già occupati tre settimane fa. Come si sa, il cadavere della contessa Francesca Vacca Agusta, volata giù dalle scogliere di Portofino l’8 gennaio, è stato trovato il 24 gennaio sulla spiaggia di Cap Benat, tra Tolone e Marsiglia. Condizioni: cranio sfondato, varie ferite non mortali, morsicature dei pesci, i piedi ridotti a brandelli, assenza quasi totale di epidermide. La magistratura francese, che ha reso noto il ritrovamento dopo sei giorni, si dice «certa al novanta per cento» che si tratti di lei, ha disposto nuovi accertamenti e non ha intenzione di spedire il corpo in Italia prima di averli effettuati. Stabilito dalla prima autopsia che la contessa non è morta annegata (non c’era acqua nei polmoni), resta incerto se la botta in testa, quella mortale, l’abbia presa cadendo sulle rocce o gliel’abbia data qualcuno. Secondo Dalila Ranalletta, medico legale al policlinico Gemelli di Roma, gli esami non potranno risolvere nulla, «a meno che la ferita non sia ”figurata”, non conservi cioè l’impronta dell’oggetto o della roccia che l’ha provocata. Ma è rarissimo che capiti». Ancora la Ranalletta: «Sia la causa sia l’epoca del decesso sono quasi impossibili da stabilire. (...) Le alterazioni sono molte: pesci, temperatura dell’acqua, il fatto che il cadavere abbia galleggiato o sia stato per qualche tempo sul fondo, o fermo per giorni prima di iniziare il viaggio sospinto dalla corrente. (...) Gli annegati, se l’acqua è fredda, si conservano abbastanza bene. Ma appena estratti recuperano la decomposizione».