Alexandra Lapierre, Artemisia, Mondadori, 7 settembre 2001
«Diversamente dalle dinastie reali, per assicurarsi il dominio e la sopravvivenza nel corso dei secoli, i papi non potevano fare assegnamento sulla perpetuazione del potere, sulle generazioni future, ma avevano a disposizione soltanto il breve periodo del pontificato
«Diversamente dalle dinastie reali, per assicurarsi il dominio e la sopravvivenza nel corso dei secoli, i papi non potevano fare assegnamento sulla perpetuazione del potere, sulle generazioni future, ma avevano a disposizione soltanto il breve periodo del pontificato. Eletti in età già avanzata, regnavano in genere non più di 15 anni. Quindici anni per costruirsi una fortuna così vasta e così solida da consegnare alla storia il proprio nome e quello della famiglia. A partire da Sisto V, dalle disposizioni della Controriforma che vietavano esplicitamente al papa ogni discendenza diretta, l’esperienza aveva dimostrato come il modo più efficace per concentrare su di sé, in un arco minimo di tempo, tutti i poteri e tutte le ricchezze fosse quello di disporre di due nipoti. Al primo spettavano la gestione degli Stati pontifici e quella del mondo cattolico. Braccio destro del papa, questo personaggio intraprendeva la carriera ecclesiastica e occupava la carica, divenuta ufficiale, di cardinal nepote. Le prerogative del secondo erano la gloria militare, il matrimonio e la responsabilità di assicurare una discendenza. Ma questi due nipoti dovevano sbrigarsi! La morte del papa e l’elezione del successore avrebbero infatti portato al potere una nuova famiglia. Non esiste situazione più pericolosa al mondo di quella di un nipote dopo la morte dello zio. Per premunirsi in vista del futuro, il cardinal nepote doveva accumulare tanti beni che nessuno avrebbe potuto mai toglierglieli tutti».