Pascal Dibie, "Storia della camera da letto", Rusconi, 13 settembre 2001
Cerimonia del matrimonio nell’antica Roma: lettura degli auspici all’alba, unione delle mani degli sposi fatta da un sacerdote, invocazione delle divinità, libagioni
Cerimonia del matrimonio nell’antica Roma: lettura degli auspici all’alba, unione delle mani degli sposi fatta da un sacerdote, invocazione delle divinità, libagioni. A sera il marito, dopo aver gettato a terra delle noci portava la sposa in braccio oltre la soglia; la donna ungeva e copriva di lana i montanti della porta e lui le offriva nell’atrio acqua e fuoco. La sposa quindi pregava davanti al letto nuziale, nel quale sarebbe entrata solo dopo essersi seduta sull’immagine di un membro virile (custode della forza fecondatrice) e aver comprato il favore degli dei dando una moneta al marito. La notte delle nozze si svolgeva come uno stupro legalizzato, e la sposa ne usciva "offesa nei confronti del marito": la consuetudine voleva che, per riguardo alla sposa, il marito non la deflorasse la notte delle nozze, limitandosi a sodomizzarla.