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 2001  settembre 13 Giovedì calendario

Sembra che Osama Bin Laden ringrazi ogni giorno Allah per aver ricevuto lo stesso nome, Osama, di quel siriano «che fu un grande uomo di lettere e di armi e passò mezza vita ad accordarsi coi crociati e l’altra mezza a tagliar loro la gola al fianco del Saladino e s’incaponì a vivere 93 anni fino a vedere l’Islam riprendersi Gerusalemme»

Sembra che Osama Bin Laden ringrazi ogni giorno Allah per aver ricevuto lo stesso nome, Osama, di quel siriano «che fu un grande uomo di lettere e di armi e passò mezza vita ad accordarsi coi crociati e l’altra mezza a tagliar loro la gola al fianco del Saladino e s’incaponì a vivere 93 anni fino a vedere l’Islam riprendersi Gerusalemme». Figlio del costruttore di fiducia della famiglia regnante saudita per tutte le opere più importanti del Paese (dalla costruzione del palazzo reale alla ristrutturazione delle moschee di Medina e della Mecca), Osama Bin Laden, rimasto orfano, a dieci anni eredita una fortuna sui 300 milioni di dollari (circa 600 miliardi di lire). A sedici anni si lega a gruppi islamici, a ventidue (già unito da cinque alla prima moglie: poi ne accumulerà altre tre, avendone in totale cinque figli) «invece di dedicarsi agli affari o alla dolce vita, parte per l’Afghanistan a cercar la bella morte». Raccoglie soldi, compra armi, organizza campi militari, accorre in prima linea in momenti chiave come la battaglia di Jalalabad. «Quando torna a casa, in Arabia Saudita, è un reduce poco più che trentenne ma ingrigito e senza pace». Disapprova la decisione delle autorità saudite di chiedere l’appoggio americano contro Saddam Hussein, pretende si rispetti l’ordine emesso dodici secoli prima dal califfo Omar («non far calpestare il suolo arabo dagli infedeli»), invoca il sostegno degli "Arabi afghani" rientrati come lui dalla guerra. Lo costringono ad andarsene, lui si consola pensando che anche il grande Osama fu cacciato da Shaizar dai concittadini invidiosi. Trova ospitalità in Sudan, avvia una serie di iniziative di auto-finanziamento, appoggia la fondazione del Gia algerino, incrementa l’arruolamento di terroristi da inquadrare in "Al Qaeda", concede la figlia in sposa al mullah Omar Mohammad (leader supremo dei Taliban) e dà il via alla serie di attentati che lo farà diventare in pochi anni «il simbolo stesso del terrorismo più sanguinario e indifferente all vita umana» (dalla prima bomba alle torri gemelle agli attacchi alle ambasciate di Nairobi e Dar es Salaam).