e. st. su La Stampa del 14/09/01 a pagina 4., 14 settembre 2001
Tra le immagini dell’incendio delle Torri Gemelle: un uomo che salta nel vuoto a testa in giù, per due-trecento metri; una donna si butta con la borsetta stretta tra le mani; una coppia si lancia mano nella mano
Tra le immagini dell’incendio delle Torri Gemelle: un uomo che salta nel vuoto a testa in giù, per due-trecento metri; una donna si butta con la borsetta stretta tra le mani; una coppia si lancia mano nella mano. Edward Moore, muratore, stava lavorando in un cantiere vicino alle torri: «Ho visto un uomo che ha tentato di scendere aggrappandosi alle pareti esterne del grattacielo. Ha resistito scivolando forse per tre piani, poi è volato giù. Era sicuramente oltre l’ottantesimo piano». Nancy Joyner, addetta alle pulizie del World Trade Center: «Saltavano dalle finestre uno dopo l’altro. Prima uno, poi due, poi decine di corpi. E’ stato terribile». Secondo Ronald Maris, esperto di suicidi, direttore del Centro di Studi dei suicidi all’Università della Carolina del Sud, lanciarsi dal novantesimo piano può essere considerata una risposta "sana" a un evento tragico:«E’ come prendere in mano il controllo della situazione piuttosto che lasciarsi travolgere da ciò che sta succedendo».