Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  settembre 29 Sabato calendario

I bambini italiani sono tra i più aggressivi e maleducati d’Europa. il risultato di una recente indagine dell’associazione per l’assistenza all’infanzia «Help me», condotta su un campione di 12

I bambini italiani sono tra i più aggressivi e maleducati d’Europa. il risultato di una recente indagine dell’associazione per l’assistenza all’infanzia «Help me», condotta su un campione di 12.000 soggetti tra i 5 e i 12 anni. Il dato è una schietta ammissione di colpa, perché alla regia del cattivo esempio ci sono gli adulti. Più di sette italiani su dieci non insegnano ai figli a cedere il posto sui mezzi pubblici, quattro genitori su dieci hanno un comportamento poco civile verso gli extracomunitari, il 38% dei papà e il 32% per cento delle mamme dicono le parolacce. E i bambini assorbono come spugne gli atteggiamenti e i comportamenti dei grandi. Detto questo, il passo verso il bullismo è breve? «Assolutamente no», risponde Matteo Lancini, psicopedagogista presso l’Istituto di psicologia infantile «Minotauro» di Milano. «Oggi c’è una nuova famiglia nella quale spesso il figlio è unico, in cui entrambi i genitori lavorano, il bambino va presto al nido, e il rispetto delle regole passa in secondo piano rispetto all’amore: perché il tempo è poco, è prezioso e gli affetti sono al primo posto, mentre i conflitti all’ultimo. Non esiste più la paura di essere puniti se si trasgredisce, il padre non è più severo. Insomma, è cambiato il rapporto genitori figli e il principio d’autorità è superato. Le regole ci sono, ma vengono comunicate in termini meno rigidi». Non solo, l’aggressività è fisiologica, esiste da sempre: «A chi non è mai capitato a scuola di prendere un ceffone oggi e di restituirlo domani?» continua Lancini. «L’episodio singolo rientra in un percorso di normale crescita. Quando invece si instaurano meccanismi ripetuti di violenza da parte di un bambino, rivolti sempre alla stessa ”vittima” designata, allora ci troviamo di fronte a un campanello d’allarme. Dietro al comportamento prepotente c’è sempre una richiesta d’aiuto. Se il segnale di disagio non viene accolto, il bambino alzerà il tiro finché non troverà ascolto».