Emanuela Moroli e Roberta Sibona, "Schiave d’occidente", Mursia 1999, 18 settembre 2001
Irina, originaria di Galati, ai confini con la Moldavia, separata, un figlio di quattro anni, insegnante di lingue in un liceo, fa amicizia con una Milana di 30 anni, ungherese
Irina, originaria di Galati, ai confini con la Moldavia, separata, un figlio di quattro anni, insegnante di lingue in un liceo, fa amicizia con una Milana di 30 anni, ungherese. Costei, raccontandole di possedere a Roma una catena di alberghi e promettendole un posto da direttrice, la invita a pranzo nei ristoranti più lussuosi e la porta in Ferrari da Bucarest a Timisoara, a Vienna, fino a Roma. Qui la affida a due zingari che la trascinano in un campo nomadi, la picchiano, le rubano i documenti, la spediscono sulla strada. La prima sera, al Villaggio Olimpico, vedendo passare una macchina della polizia quasi si getta tra le ruote, chiede aiuto, si fa portare in questura. In questura la aspetta Milana, che paga i poliziotti e la riporta sul marciapiede.