Susan Sontag, la Repubblica 17/9/2001, 17 settembre 2001
«Dov’è chi riconosce che non si è trattato di un ”vile” attacco alla ”civiltà”, o alla ”libertà”, o alla ”umanità”, o al ”mondo libero”, ma di un attacco all’auto-proclamata superpotenza del mondo, sferrato in conseguenza di specifiche azioni e alleanze americane? Quanti americani sanno che l’America continua a bombardare l’Iraq? E se la parola ”vile” va proprio usata forse sarebbe più pertinente riferirla a chi uccide dall’alto del cielo, al di fuori del raggio di possibili reazioni, piuttosto che a chi è pronto a morire per uccidere gli altri
«Dov’è chi riconosce che non si è trattato di un ”vile” attacco alla ”civiltà”, o alla ”libertà”, o alla ”umanità”, o al ”mondo libero”, ma di un attacco all’auto-proclamata superpotenza del mondo, sferrato in conseguenza di specifiche azioni e alleanze americane? Quanti americani sanno che l’America continua a bombardare l’Iraq? E se la parola ”vile” va proprio usata forse sarebbe più pertinente riferirla a chi uccide dall’alto del cielo, al di fuori del raggio di possibili reazioni, piuttosto che a chi è pronto a morire per uccidere gli altri. Quanto al coraggio (una virtù moralmente neutra): qualunque cosa si possa dire di coloro che hanno perpetrato la carneficina di martedì, non erano vili» (Susan Sontag)