Claudio Rendina su la Repubblica del 23/09/01 a pagina XI della Cronaca di Roma., 23 settembre 2001
In passato, a Roma, le alluvioni più importanti venivano registrate su apposite lapidi (che vanno dal 2 febbraio del 1230 al 17 dicembre del 1937)
In passato, a Roma, le alluvioni più importanti venivano registrate su apposite lapidi (che vanno dal 2 febbraio del 1230 al 17 dicembre del 1937). Delle 122 originali ne restano 88: sulle prime 34, iscrizioni che ripercorrono in parte gli eventi legati alle alluvioni, sulle altre 54 solo il mese, l’anno, a volte il giorno, con la linea di livello e la scritta «qui arrivò il Tevere» o più semplicemente «alluvione». Il 28 dicembre 1870, un’inondazione causò lo straripamento del Tevere. Nel 1874, Giuseppe Garibaldi, eletto deputato nel primo collegio della Repubblica Romana, tenne un discorso pubblico dalla finestra dell’Albergo Costanzi per esortare gli abitanti a prendere provvedimenti («Romani, siate seri! E’ tempo di fatti»). Garibaldi avrebbe voluto difendere Roma dalle alluvioni deviando l’alveo del fiume e bonificare l’agro romano, compromesso dalle continue inondazioni. Il progetto non fu mai preso in considerazione; lui si ritirò a Caprera. Solo più tardi vennero costruiti i muraglioni per contenere le piene.