Enzo Boschi - Franco Bordieri, "Terremoti d’Italia", Baldini&Castoldi, 27 settembre 2001
Il 6 settembre 1962, durante il dibattito parlamentare per il terremoto dell’Irpinia, verificatosi 2 settimane prima (9° grado, 17 morti, 80 centri danneggiati) il ministro dell’Interno riferì che la lentezza dei soccorsi era dovuta alla mancanza di un organizzazione per la protezione civile
Il 6 settembre 1962, durante il dibattito parlamentare per il terremoto dell’Irpinia, verificatosi 2 settimane prima (9° grado, 17 morti, 80 centri danneggiati) il ministro dell’Interno riferì che la lentezza dei soccorsi era dovuta alla mancanza di un organizzazione per la protezione civile. Nel 1968, 4 giorni dopo il terremoto del Belice (400 morti, 100 mila senzatetto, 3 centri totalmente distrutti) il vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni chiedeva "baracche, baracche, baracche". Nel 1976, anno del terremoto in Friuli (decimo grado, mille morti, 200mila senzatetto) i soccorsi furono rapidissimi perché nel raggio di un centinaio di chilometri erano concentrati due terzi dell’esercito italiano, basi Nato e organizzazioni di soccorso austriache e tedesche. Nel 1980 ci vollero tre giorni per capire quanto fosse estesa l’area colpita dal terremoto dell’Irpinia (decimo grado, 3mila morti, 350 mila case distrutte). Si scoprì poi che le strutture che avrebbero dovuto dare l’allarme e organizzare i soccorsi facevano orario ministeriale. In altre parole: per dare modo alla macchina dello Stato di intervenire con prontezza il terremoto avrebbe dovuto verificarsi entro le 14.