27 settembre 2001
Lettera aperta a Miriam Mafai "Signorina Mafai, a Lei, che conosco solo per sentito dire, indirizzo questo mio sfogo
Lettera aperta a Miriam Mafai "Signorina Mafai, a Lei, che conosco solo per sentito dire, indirizzo questo mio sfogo. Ho saputo che un suo veto avrebbe dirottato altrove dei fondi che il giornale da me fondato e per il quale da anni mi onoro di lavorare aveva sacrosantemente meritato e sul quale tutti contavano, dopo i lunghi e disagiati mesi della crisi. Ma già, di questo, a Lei, nulla importa. Che il nostro segretario di redazione non percepisca stipendio alcuni mesi eppure continui a lavorare, e che pure abbia famiglia, non Le importa. Lei ha definito il nostro giornale ”non culturale”. Strano, perché per me lo era anche troppo. Troppi servizi dal Sud America, troppe inchieste, troppa mafia, troppo costume, troppe anticipazioni, troppo spazio alle novità dal mondo delle arti, della scienza, e troppo alla politica, al Terzo Mondo, all’Afghanistan, agli emarginati e agli intellettuali, al mezzogiorno etc etc... Più fumetti, dicevo! Nei fumetti c’è tutta la cultura del mondo, non c’è bisogno di altro! Prendete me, per esempio, dicevo ai miei colleghi: sono colto, ho studiato, ho cognizione di una quantità di argomenti, ho referenti culturali raffinatissimi e sono io per primo artista sensibilissimo e ormai, a nemmeno 30 anni, già nella storia... Ma... perché non ci incontriamo, signorina Mafai, così ne discutiamo?" (pubblicata su ”Frigidaire” n. 65 dell’aprile 1986: lettera aperta a Miriam Mafai, all’epoca segretaria della Federazione Nazionale della Stampa, dopo il taglio dei contributi di legge alla rivista, marzo 1986. "La signora Mafai non si è mai degnata di rispondere, ”essendo morta già da viva”"). ’Satira, 1978 - 1988”, a cura di Felice Cappa, Baldini&Castoldi.