Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  settembre 09 Domenica calendario

E senza penalizzare troppo la spettacolarità. «Personalmente credo che l’utilizzo di tecnologie molto spettacolari debba servire solo di contorno, debba essere qualcosa in più, ma non il centro dell’offerta che si fa al pubblico» dice Fabio Peri

E senza penalizzare troppo la spettacolarità. «Personalmente credo che l’utilizzo di tecnologie molto spettacolari debba servire solo di contorno, debba essere qualcosa in più, ma non il centro dell’offerta che si fa al pubblico» dice Fabio Peri. «Certo, è importante avere programmi piuttosto vari, a seconda degli obiettivi e del target che si vuole raggiungere. Non bisogna, per esempio, mai dimenticare che molta parte del pubblico di un planetario è composto da scuole, per le quali sono necessari spettacoli chiari e didatticamente ben costruiti. Ma un asso nella manica comunque l’abbiamo sempre: oggi la gente non è più abituata a osservare il cielo, come invece facevano le generazioni precedenti, fin dalla più remota antichità. A parte il problema dell’inquinamento luminoso, i ritmi intensi della vita moderna e lo sviluppo della tecnologia sembrano rendere inutile l’osservazione dei fenomeni celesti. Non è più necessario osservare la levata delle stelle più brillanti per regolare l’attività agricola o per definire le date delle feste religiose: ci sono strumenti come gli orologi atomici che sono in grado di suddividere, sempre perfettamente, un secondo in frazioni infinitesime. E questo ci aiuta, perché il cielo stellato, così come lo si può ammirare in questo genere di strutture, si è trasformato da un normale elemento naturale in uno spettacolo estremamente avvincente e affascinante. Il planetario permette insomma di riscoprire l’universo che ci circonda. E spiega di nuovo quello che un tempo era considerato normale, e che oggi abbiamo perduto: lo stretto rapporto tra cosmo e tempi della nostra vita. Giorno, mese e anno sono legati ai moti della Terra e della Luna. E così via». Ma non è tutto. L’ambiente tutto particolare di un Planetario si presta anche per un servizio culturale di più ampio respiro, che va al di là dei confini dell’astronomia. «In effetti la sala del Planetario è straordinariamente adatta a coniugarsi con la musica, la poesia, gli spettacoli teatrali. «Noi abbiamo una lunga esperienza di questo tipo»conclude Peri. «E posso assicurare che ascoltare i Canti di Leopardi o un concerto di musica classica sotto il cielo stellato, anche se virtuale, è un’esperienza davvero magica». Un’esperienza nella quale Milano, prima al mondo, ha fatto scuola: persino a New York, oggi, offrono concerti gratuiti di musica jazz sotto le stelle dell’Hayden planetary. Un sincero grazie ai Planetari, dunque, che ci offrono uno splendido surrogato del cielo. Ma la magia delle stelle, quelle vere, magari contemplate in una serena notte d’estate, chi ce la restituisce?