Edgarda Ferri, "Io, Caterina", Mondadori, 28 settembre 2001
Caterina da Siena. La famiglia benestante, viveva in una casa sopra la bottega avuta in affitto dal sindaco e procuratore dell’Arte della lana, posta in via dei Tintori
Caterina da Siena. La famiglia benestante, viveva in una casa sopra la bottega avuta in affitto dal sindaco e procuratore dell’Arte della lana, posta in via dei Tintori. Dentro la bottega c’erano quattro tini murati, una caldaia, tre fornelli, due carrucole, 11 grembiuli, 9 pale, 7 secchielli, 2 secchie da cenere e 2 per l’acqua, una canna di ferro, una paletta, un forcone, un rastrello, un’ascia, un paio di forbici, un calamaio, una tavoletta gessata per i conti, un ciotolone per i denari, una cassaforte per nasconderlo, due candelieri, una lanterna, 4 lucerne, tre cavalletti per stendere i panni, una pila di pietra per pestare i colori con 6 torni buoni e due rotti, una scala, una rete, un ritratto di Madonna e una campana. La pigione era di 60 fiorini l’anno, da pagare in due rate. La casa aveva due camere da letto con pavimento in mattoni e una cucina col soffitto a travi. Sotto il piano stradale c’era una cantina in tufo per le provviste di vino e olio. La famiglia era benestante, Jacopo possedeva fuori città una fattoria chiamata "La Canonica".