Russell Stannard, "La scienza e i miracoli", Longanesi & C., 28 settembre 2001
Sigmund Freud era un ottimo scolaro, conosceva diverse lingue, studiava volentieri la scultura, un po’ meno la pittura
Sigmund Freud era un ottimo scolaro, conosceva diverse lingue, studiava volentieri la scultura, un po’ meno la pittura. Collezionava statuette, odiava la musica, aveva una superstizione per i numeri. Visitava otto-dieci pazienti al giorno, scriveva d’abitudine fino alle due di notte. Prediligeva il gioco degli scacchi e le passeggiate in montagna. Molto legato alla sua identità ebraica, ciononostante non era religioso. La casa dove trascorse gli ultimi due anni della sua vita (a Hampstead, Londra), fu trasformata in museo e lasciata intatta: tappeti e libri al loro posto, ovunque sculture disposte simmetricamente e su più file. L’unica stanza chiusa ai visitatori è lo studio di Freud. Capita talvolta che qualcuno scavalchi il cordone per sdraiarsi di nascosto sul lettino dei pazienti (nessuno, come dimostrano le riprese delle telecamere, ha mai provato a sedersi sulla poltrona del medico o davanti alla scrivania).